Per dare una misura a tutte le cose | Francesco Cuttitta

 

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Francesco Cuttitta
Per dare una misura a tutte le cose
a cura di Giusi Diana
21 aprile – 7 luglio 2018

 

COMUNICATO STAMPA

FRANCESCO CUTTITTA

Per dare una misura a tutte le cose / To give a measure to everything

a cura di Giusi Diana

dal 21 aprile al 23 giugno 2018

L’Associazione Nuvole inizia, con Francesco Cuttitta, un ciclo di mostre, interamente dedicato nel 2018, all’approfondimento di alcune presenze originali nella scena artistica italiana. Nel ciclo sono coinvolti quattro artisti di generazioni diverse che hanno fatto dell’indagine del paesaggio urbano e/o interiore il fulcro della loro ricerca, migrando e attingendo a diversi linguaggi, esplorando tecniche differenti ed estendendo il loro interesse anche alla produzione e all’utilizzo di oggetti, maioliche, indumenti, stoffe...  Gli artisti sono Francesco Cuttitta, Rita Casdia, Marcello Buffa e Maurizio Ruggiano. 

Il ciclo si apre con la mostra personale di Francesco Cuttitta (Palermo 1988) che, col suo sguardo ‘pop’, acuto e dettagliatissimo, su tetti e interni della Palermo multiculturale, propone una visione polisemica e distante da ogni stereotipo. 

 La mostra, a cura di Giusi Diana, è introdotta dalla serie 17 studi ad acrilico su carta realizzati a partire dal 2013. La serie rappresenta una sorta di prologo a quella che sarà poi l’evoluzione dello sguardo dell’artista:‘Nei dipinti di Cuttitta a dominare sono quasi sempre la frontalità e l’esaustività, privilegiando la migliore visuale possibile dal punto di vista dell’osservatore, arricchita da infiniti dettagli, in una celebrazione della visione totale che è molto vicina a un certo uso della soggettiva nel Cinema…”(Giusi Diana). Nelle opere su tela la presenza fisica dell’autore (il foglio di carta bianco in primo piano, la mano che disegna) scompare e il linguaggio pittorico ci consegna il suo ‘sguardo esatto sulle cose, incredibilmente acuto ai limiti dello stridore. 

Tra le opere esposte Il disegno della metro di Parigi (St. Augustine), Il Bagno di Dario, La stanza di Rueben, il dipinto Via Bandiera vista dal primo piano del civico 67 e il recentissimo L’usita della Madonna della Mercede a Piazza Sant’Anna.

A partire dal motivo autobiografico e dalla consuetudine con la città in cui vive da anni, Cuttitta dà vita ad un coloratissimo panopticon, in cui l’occhio si insinua tra le pieghe della città, svelando i più piccoli dettagli. Una Palermo vista a memoria, in cui ciò che si sà conta più di quanto si vede, un punto di partenza sebbene illusorio per cercare di misurare la densità del mondo.

 Biografia e curriculum

Francesco M. G. Cuttitta è nato a Palermo il 04/03/1988. 
Ha concluso gli studi in Graphic Design presso l’Accademia di Belle Arti Palermo nel 2014.

 

Mostre: 

2018
Nuvole fa il punto: artisti siciliani 2000 – 2018, Associazione Nuvole, Palermo 

2017
Attraverso i punti, Palazzo Ziino, Palermo
Imago Mundi-Identità siciliane, Zisa Arti Contemporanee, Palermo

2016 
Anthology 2016, Charlie Smith London, London

Cinque laici per santa Rosalia, Nuvole Incontri d’Arte, Palermo
Pre-Visioni 2 (collettiva) a cura di Daniela Bigi, Fondazione Puglisi Cosentino, Catania; 

2015, 
Passaggi di Nuvole (collettiva), Nuvole Incontri d’Arte, Palermo; 

2014, 
Bazar (collettiva), a cura di William Hughes, W. H. Gallery, Londra; 

Contemporary You 2.0 (performance) regia Nike Pirrone, Dimora Oz, Palermo; 
17 Maggio 2014 (performance), concept Valentina Parlato, Fondazione Orestiadi, Gibellina; 
Infinite Jest “studio su Amleto” (teatro-performance), Teatro Mediterraneo Occupato, Palermo; 

2013, 
Dentro Palermo (proiezione documentario), Teatro Garibaldi, Palermo; 
Aziza, a cura del comitato scientifico di ZAC, Zisa Arte Contemporanee, Palermo; 

2012, 
Work in Progress (workshop di sei mesi con 60 artisti), Zisa Arte contemporanee, Palermo; 

Amici Miei (collettiva),a cura di Tiziana R. Pantaleo, Spazio Cannatella, Palermo;
La Peste (collettiva), a cura di Alessandro Bazan, Palazzo Costantino di Napoli, Palermo; 

2010,
Due (collettiva), a cura di Tiziana R. Pantaleo, Spazio Cannatella, Palermo;

 

 

IL TESTO DI GIUSI DIANA 

Francesco Cuttitta
Per dare una misura a tutte le cose

Nel linguaggio cinematografico con il termine di soggettiva si definisce un’inquadratura che rappresenta sullo schermo ciò che vede un personaggio dal proprio esatto punto di vista. Spesso è introdotta da un primo piano di colui che osserva e talvolta si conclude con il ritorno al primo piano.

Nella serie di 17 Studi ad acrilico su carta realizzati da Francesco Cuttitta a partire dal 2013, ad introdurre la scena, vediamo sempre una figura posta in basso al centro, di cui non scorgiamo mai il capo (tranne quando il volto appare riflesso in uno specchio). A dominare sono sempre le mani intente a disegnare su un foglio bianco, spesso solo la destra; talvolta si scorgono anche altri dettagli del corpo, come le gambe, o parte dell’abbigliamento.

Se fosse l’inquadratura di un film, quella appena descritta, sarebbe una semisoggettiva, in cui il personaggio che guarda è anch’esso parzialmente in campo, solitamente di schiena, mentre l’immagine che ha davanti mostrerebbe ciò che egli vede, dal suo esatto punto di vista.

I dipinti di Cuttitta sono debitori di quei meccanismi della percezione profondamente plasmati dalle immagini a cui la tecnologia (in questo caso cinematografica ma direi in senso lato video) ci ha abituati e che modificano a nostra insaputa l’attitudine che abbiamo sviluppato nel guardare il mondo. Lo sguardo in buona sostanza è sempre stato un fatto culturale più che naturale. È interessante notare come nel cinema l’uso della soggettiva sancisce l’avvento di un nuovo tipo di spettatore il cosiddetto “viaggiatore immobile”, colui cioè che può superare i limiti della propria visione naturale grazie alla mediazione di una protesi; è quello che avviene in Grandma's reading glass, un film del 1900 di George Albert Smith, in cui un ragazzino osserva attraverso una lente d'ingrandimento alcuni oggetti. Più in là nella storia del cinema compariranno altri dispositivi-protesi, come il mascherino a forma di occhiali o di serratura, ma anche una ciocca di capelli mossa dal vento, come in Notorius del 1946 di Alfred Hitchcock, efficace espediente per indicare la presenza di qualcuno che guarda al di qua dell'obiettivo. È questa una soggettiva che non conosce distanze, perché le ha annullate grazie alla mediazione della macchina.

Nei dipinti di Cuttitta a dominare, come in quelle immagini cinematografiche, sono quasi sempre la frontalità e l’esaustività, privilegiando cioè la migliore visuale possibile dall'esatto punto di vista dell’osservatore, arricchita da infiniti dettagli, in una celebrazione della visione totale che è molto vicina a un certo uso della soggettiva nel Cinema degli esordi. Frontale è Il disegno della metro di Parigi (St. Augustine), ma anche l’olio su tela Il bagno di Dario, in cui l’occhio prensile afferra singoli dettagli oltrepassando i limiti della visione naturale. Nell'acrilico su carta La stanza di Rueben in cui il soggetto principale è un bambino nella sua cameretta, l’esaustività della scena così ricca di pattern, motivi decorativi, dettagli illustrativi minuziosissimi impossibili da scorgere a occhio nudo, domina in una summa classificatoria che lascia senza fiato. Stesso occhio potenziato sui dettagli e stesso intento enumerativo da “viaggiatore immobile” si trova nel dipinto che raffigura Via Bandiera vista dal primo piano del civico 67, con la sua fuga di ombrelloni visti dall’alto. Il punto d’osservazione in soggettiva nelle opere di Cuttitta ci consente di guardare, attraverso una protesi che qui è solo dichiaratamente pittorica, i singoli oggetti che stanno ordinatamente disposti sulle bancarelle in strada, enumerandoli uno ad uno: un paio di occhiali rossi, un paio di occhiali da sole neri, uno strofinaccio da cucina con l’immagine della Trinacria…

Il passaggio successivo, dagli studi su carta ai dipinti su tela, è infatti la scomparsa di quello sguardo diegetico, ossia appartenente alla finzione. Dal punto di vista del linguaggio pittorico si passa cioè da un autoritratto in semisoggettiva a dei paesaggi urbani: Veduta cittadina con Monte Pellegrino dal terzo piano di Vicolo Valguarnera civico 14, la stessa Via Bandiera vista dal primo piano del civico 67 e il recente l'uscita della Madonna delle Mercede a piazza Sant'Anna, ma anche interni domestici, in cui la presenza fisica dell’autore scompare, consegnandoci solo il suo sguardo esatto sulle cose, incredibilmente acuto ai limiti dello stridore.

 

 English version

To give a measure to all things

 In cinematographic language the term "subjective" defines a frame that represents on the screen what a character sees from his exact point of view. It is often introduced by a close-up of the observer and sometimes ends with the return to the first floor.

In the series of 17 Acrylic studies on paper made by Francesco Cuttitta from 2013, to introduce the scene, we always see a figure placed at the bottom center, whose head we never see (except when the face appears reflected in a mirror ). To dominate are always the hands intent to draw on a white sheet, often only the right; sometimes you can see other details of the body, such as the legs, or part of the clothing.

If it were the framing of a film, the one just described, it would be a semi-subjective, in which the character who looks is also partially in the field, usually back, while the image in front of him would show what he sees, from his exact point of view.

The paintings of Cuttitta are indebted to those mechanisms of perception deeply shaped by the images to which technology (in this case film but I would say in a broader sense video) has accustomed us and that change without our knowledge the attitude we have developed in looking at the world . The look in good substance has always been a cultural rather than a natural fact. It is interesting to note how in the cinema the use of the subjective sanctions the advent of a new type of spectator the so-called "immobile traveler", that is he who can overcome the limits of his natural vision thanks to the mediation of a prosthesis; this is what happens in Grandma's reading glass, a 1900 film by George Albert Smith, in which a boy observes some objects through a magnifying glass. Later in the history of cinema will appear other devices-prostheses, such as the mask-shaped glasses or lock, but also a lock of hair moved by the wind, as in Notorius of 1946 by Alfred Hitchcock, effective expedient to indicate the presence of someone looking beyond the lens. It is a subjective that does not know distances, because it has canceled them thanks to the mediation of the machine.

In Cuttitta's paintings to dominate, as in those cinematographic images, they are almost always frontality and exhaustiveness, giving preference to the best possible view from the point of view of the observer, enriched by infinite details, in a celebration of total vision which is very close to a certain use of the subjective in early cinema. Frontal is the design of the Paris metro (St. Augustine), but also the oil on canvas The bathroom of Dario, in which the prehensile eye grasps individual details exceeding the limits of natural vision. In the acrylic on paper The room of Rueben in which the main subject is a child in his bedroom, the exhaustiveness of the scene so rich in patterns, decorative motifs, minutely detailed illustrative details impossible to discern with the naked eye, dominates in a classifying summary it leaves you breathless. The same eye enhanced on the details and the same enumerative intent from "immobile traveler" is found in the painting that depicts Via Bandiera seen from the first floor of the 67, with its escape of umbrellas seen from above. The subjective point of observation in the works of Cuttitta allows us to see, through a prosthesis that here is only explicitly pictorial, the individual objects that are neatly arranged on street stalls, enumerating them one by one: a pair of red glasses, a pair of black sunglasses, a kitchen towel with the image of the trinacria etc. etc. etc.

The next step, from studies on paper to paintings on canvas, is in fact the disappearance of that diegetic look, that is belonging to fiction. From the point of view of pictorial language we pass from a semi-subjective self-portrait to urban landscapes: City view with Monte Pellegrino from the third floor of Vicolo Valguarnera civico 14, the same Via Bandiera seen from the first floor of the 67 and the recent exit of the Madonna delle Mercede in piazza Sant'Anna, but also domestic interiors, in which the physical presence of the author disappears, giving us only his exact look on things, incredibly acute to the limits of the screeching.

 


 

 RASSEGNA STAMPA

INCONTRI La Sicilia e l'altrove - Lug-Set 2018
Per dare una misura a tutte le cose

                                                                                           

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